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Un viaggio nella memoria che scorre attraverso la speranza, la passione, l’amore, la riscossa, la gioia, la voglia di vivere.

Mentre si consuma la seconda guerra mondiale, i ricordi tornano vivi e palpabili tramite le atmosfere, i gesti, gli sguardi, le relazioni, la musica, le radiocronache, le voci calde degli attori di quel cinema che ci fa ancora emozionare pur appartenendo ad un tempo ormai lontano.

Mentre si combatte per la libertà, scorre la vita “di strada”, dove ci si arrangia per un piatto di minestra, si mente per trovare un lavoro qualunque, si è felici per una cantata con gli amici in trattoria e ci si incanta per il film al cinematografo in piazza.

Rivivono momenti estremi di una vita che credeva fortemente negli ideali, sognava il grande amore e sperava sempre nei miracoli. Così, come in un film neorealista, un disoccupato, una popolana, un ragazzino, una ragazza costretta a prostituirsi, un soldato, si agitano in questa palude dove nulla è rimandabile a domani, in bilico tra sopravvivenza quotidiana e impegno politico di resistenza all’occupazione fascista, anche attraverso il sacrificio più grande “la vita”.

In trasparenza, traccia la storia un vecchio cabarettista-trasformista che scivolando tra i vari personaggi del suo repertorio, racconta, osserva, rievoca un’Italia che esce, distrutta ma speranzosa, dalle macerie della guerra.

Credits

Soggetto e Regia: Aldo Cassano
Con: Enzo Aruanno, Aldo Cassano, Natascia Curci, Lucia Lapolla, Julia Reali, Antonio Spitaleri
Costumi e scene: Lucia Lapolla
Elab. Audio: Luigi Galmozzi
Luci e Suono: Monia Giannobile, Claudia Cimarelli

Press

Il Gazzettino - Dino Bridda Per il secondo appuntamento di "Doc Memorie d'autore" in scena al Comunale di Belluno sono andati in scena i sogni perduti di una generazione sfortunata, quella dei ventenni degli anni Quaranta. In "Non dimenticar le mie parole...", infatti, la momentanea felicità ricreata da un film d'amore, una canzone della radio, un ballo alla gita fuori porta, ha fatto da contraltare ai cupi scenari della seconda guerra mondiale in un susseguirsi di "flash back". La scrittura di Aldo Cassano per l'interpretazione muta, ma intensa; degli attori di "Animanera Teatro", non ha lasciato scampo allo spettatore, anche giovane, che è stato costretto a "ricordare". Chi, infatti, anche fra i più giovani, non ha mai visto una sequenza di "Roma città aperta", "Sciuscià"; "Ladri di biciclette", oppure non ha mai ascoltato la voce modulata di Oscar Carboni e quella cinguettante del Trio Lescano? E chi, ancora, non ha mai letto pagine della letteratura di guerra di quegli anni, visto spezzoni di film dell'Istituto Luce, sentito l'eco di colonne sonore cadenzate dalla voce di Marlene Dietrich o dai lugubri proclami in una lingua ostile perché nemica? La scena è stata riempita da tutto ciò in un incessante incalzare di quadri che ripetono episodi emblematici e situazioni fugaci secondo il filo conduttore della disperazione e dell'angoscia di un'esistenza vissuta tra le bombe ed il terrore in attesa di un domani che, forse, sarebbe dovuto essere migliore. Perché la pace è sempre meglio della guerra, ripropone i problemi di sempre, ma, almeno, essi possono essere affrontati senza l'incombere del crepitio di una mitragliatrice. "Non dimenticar le mie parole...", col suo inevitabile richiamo ad una famosa canzonetta dell'epoca, è risultato uno spettacolo-collage di grande efficacia drammatica e di cruda ed inesorabile verità attorno agli anni più bui del Novecento, quando si compì l'immane tragedia della perdita di ogni valore di civiltà dentro la notte fonda della dignità umana perduta. E' stato uno spettacolo che ha fatto male a molti spettatori, in quanto doloroso come un pugno nello stomaco, ma utile ai molti giovani presenti.

Dal "Catalogo Teatri 90" (a cura di Antonio Calbi) - Antonio Caronia Merito, mi sembra, oltre che delle ottime qualità e del lungo lavoro di improvvisazione svolto dagli attori, anche della regia di Aldo Cassano, che (penso allo spettacolo Non dimenticar le mie parole) ha rivelato un’analoga attenzione alla microfisica del movimento e della composizione visiva. Ma mentre gli elementi di Non dimenticar le mie parole sono raffinatissimi e struggenti tableau vivant, qui sono invece, grazie all’energia e al dinamismo di questo affiatatissimo gruppo di attori, un’esplosione di movimento, luce e suono che rende con grande vivacità l’essenza di ciò che, in mancanza di un termine migliore, possiamo chiamare “il mito del contemporaneo”.