La rivoluzione comincia a casa

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I primi maestri, buoni o cattivi, sono i nostri genitori. A loro il compito di guidare i primi pensieri, di stabilire per noi cos’è bene, cos’è male. Contestare questi insegnamenti è parte di ogni maturazione: ogni rivoluzione comincia in famiglia. Senza famiglia è la storia tragicomica di una madre, femminista e nostalgica degli anni 70, che fuori tempo massimo decide di recuperare il rapporto con la figlia casalinga sottomessa al marito, già madre a sua volta di due figli adulti ma irrisolti. Asserragliate in una vecchia casa al mare, la donna costringerà la figlia a seguire un corso accelerato di emancipazione, anarchia e trasgressione. Gli insegnamenti, mal compresi e non digeriti, finiranno per avere effetti nefasti sull’equilibrio del gruppo familiare. Senza Famiglia racconta di come i sogni dei padri e delle madri cadano come macigni sulle teste dei figli, mentre la comunicazione fra le generazioni sia costellata da equivoci e disastri. Fra voglia di approvazione e voglia di ribellione, i passaggi di consegne fra genitori e figli si trasformano in un tritacarne.

Credits

Senza famiglia

di Magdalena Barile

Regia: Aldo Cassano
Con: Matteo Barbè, Natascia Curci, Giovanni Franzoni, Nicola Stravalaci, Debora Zuin
Assistente regia e musiche: Antonio Spitaleri
Costumi: Lucia Lapolla
Scenografia: Petra Trombini
Luci: Anna Merlo

Coproduzione Animanera – CRT Centro di Ricerca per il Teatro
con il sostegno di Comune di Milano – Fondazione Cariplo Progetto Etre

Press

Myword.it - Renato Palazzi Senza famiglia è un elegante esercizio di humour noir, un'arguta farsa macabra che graffia e fa sorridere su vezzi ideologici antichi e nuovi. La regia di Aldo Cassano, lieve, tutta sul filo del grottesco, punta in special modo sull'incombente presenza dell'anziana virago, tratteggiata con efficacia da Giovanni Franzoni, e sulla straordinaria bravura di Debora Zuin, che riesce a infondere un sorprendente spessore di tenerezza umana agli svampiti smarrimenti della madre.

La Repubblica - Sara Chiappori MI PIACE: Prendi una famiglia qualunque (madre casalinga, padre mediocre, due figli fragili), fai irrompere sulla scena una ricca nonna dominatrice, femminista e forse ex terrorista, e lascia che si liberino le pulsioni più scure. Magdalena Barile prosegue la sua saga familiare con un nuovo capitolo. Si ride e si nuota nell' angoscia. Quasi perfetti Giovanni Franzoni e Debora Zuin. Farsesca e surreale la regia di Aldo Cassano.

Persinsala.it - Mara Verena Leonardini Uno spettacolo sinceramente inquietante, ma mitigato da una forma esilarante e tutta giocata sui tempi comici. Come a suggerire che di certe cose è inutile avere paura, poiché una soluzione, semplicemente, non esiste. O, per lo meno, non ci è dato conoscerla. L’adesione che suscita in platea è percettibile, il pubblico è avido delle cattiverie e dei passaggi brillanti che abbondano nel testo di Magdalena Barile e, questo, fa pensare che la prospettiva registica, che si serve con acume di immagini e quadri scenici di alto impatto visivo, riesca davvero a interpretare un’urgenza collettiva, dimostrandosi un fenomeno di sperimentazione riuscito. Animanera esibisce ancora una volta la sua pungente attualità di prospettive aderendo alla concretissima problematica che la generazione attuale vive nel confronto con quella trasgressiva e socialmente combattiva degli anni Sessanta e Settanta.

KlpTeatro.it - Maria Vittoria Bellingeri Se il mondo di “Fine Famiglia” è divertente e frizzante, non si può dire altrettanto di “Senza famiglia”: qui il lato oscuro dell’identità viene portato in campo e sviscerato con scientificità, colpendo il pubblico con la sua violenza. Una educazione alla emancipazione che ha la particolarità di avvenire tra due esseri legati dal sangue ma lontani anni luce in personalità, una tragicommedia tinta di nero in cui i personaggi, sempre più disegnati nel loro cliché di massaia, figlia ribelle e autolesionista, marito maschilista e superficiale, figlio omosessuale irrisolto, si colpiscono l’un l’altro alla ricerca di amore. Irrisolti e oppressi dalle regole di una morale autoimposta, sempre alla ricerca di aderire ad un modello di perfezione altrui, i personaggi annaspano, accecati e bisognosi di certezze sullo sfondo di una villeggiatura al mare. Magistrali le interpretazioni di Debora Zuin, madre adorabile ed adorante sino alla malattia, e di Giovanni Franzoni, che dà corpo e straordinaria femminilità alla madre rivoluzionaria e nostalgica di un passato eroico e dalla violenza animale. Tra loro è sintonia, e notevole è la capacità di arrotondare queste figure caratterizzate e grottesche dotandole di sfumature delicate, vibranti, spesso commoventi. Due personalità molto forti che non riescono comunque a oscurare le presenze sceniche di Natascia Curci, Nicola Stravalaci e Matteo Barbè, divertente figlio gay dall’animo naif e romantico. Grande lavoro di gruppo e sinergia quindi, elementi fondamentali in due spettacoli di difficile orchestrazione e precisione scenica, giocati su ritmi, partiture fisiche e vocali di impatto. Interessante la scelta registica di Aldo Cassano, grottesca e surreale, che trova il suo pane nella drammaturgia della Barile e che permette la creazione di immagini suggestive attraverso l’uso di segni calibrati e continuamente reinventati dagli attori in scena.